Dea Eos - dea greca dell'aurora

La dea Eos (o Eo) - dea dell'Aurora nella mitologia greca- era la figlia di due titani, Iperione e Teia. Era la sorella di Elio (il Sole) e di Selene (la Luna).

Ogni mattina lei lasciava la sua isola, sulle rive di Oceano, prendeva il suo carro d'oro e saliva al Cielo, a diradare le ombre della notte. Dopo di che apriva il cancello per il carro del sole. Omero chiama spesso Eos, nell'Iliade e nell'Odissea, la "dea dalle rosee dita". Alcuni scrittori dissero che lei accompagnava Elio per tutto il giorno, non solo la mattina, e per questo era talvolta identificata con Emera, la personificazione del giorno.

Il suo vestito era del colore del zafferano ed era spesso rappresentata con ali, come un angelo.

Una volta, la dea dell'Aurora ebbe una relazione con Ares, e per questo Afrodite (l'amante ufficiale) divenne molto gelosa e punì Eos ad essere eternamente innamorata. Questa è la ragione per cui la dea greca Eos ebbe molti amori, in particolare con i mortali. Quando si innamorava di qualcuno, rapiva il ragazzo e basta! Rapi anche il gigante Orione e lo portò nell'isola di Delos, dove però lui fu ucciso dalla dea Artemide (i motivi per cui fu ucciso variano secondo le versioni - o perché gli dèi lo decisero, dato che erano gelosi del legame fra la dea e un mortale, o perché lui aveva provocato in qualche modo Artemide).

Quando si innamorò di un troiano di nome Titone, lo rapì e lo portò in Etiopia. Con lui ebbe figli, Memnone e Emazione. I due si amavano così tanto, che Eos chiese a Zeus di concedere la vita eterna Titone. Zeus fu d'accordo - ma, quando si chiede un favore a un dio, bisogna scegliere le parole con molta cura! La dea Eos chiese l'immortalità, ma si dimenticò di chiedere anche l'eterna giovinezza. Finché lui fu giovane, la dea era contenta di stargli accanto. Ma, con il tempo, Titone invecchiò. Allora Eos lo rinchiuse in una stanza del suo palazzo, perché non voleva vederlo più. Il povero Titone divento sempre più piccolo e secco, finché diventò una cicala.

Nella guerra di Troia, Memnone, il figlio della dea, combattè contro Achille, da cui fu sconfitto e ucciso. In alcune versioni del mito, le due madri, Eos e Teti, corsero da Zeus, ciascuna chiedendo misericordia per il proprio figlio. Zeus mise i due destini sulla bilancia. Siccome il destino di Memnone era più pesante, questo significava che era lui che doveva morire. Eos pregò Zeus di dare l'immortalità a suo figlio, e poi lo prese e lo portò in Etiopia, dove divenne re. Le lacrime che la dea Eos pianse per Memnone, quando era morto, si trasformarono nella rugiada che vediamo ogni mattina sui campi.

Pur essendo sposata con Titone, lei si innamorò di Cefalo, che aveva appena sposato Procri. Eos cercò di convincerlo a scappare con lei, ma egli rifiutò, perché era innamorato di sua moglie e voleva rimanergli fedel. La dea dell'Aurora gli disse che non c'era un problema tradire la moglie, tanto lei avrebbe fatto lo stesso, se ne avesse avuto l'occasione. Per dimostrargli quanto detto, diede a Cefalo un aspetto diverso. Lui ando con ricchi regali dalla moglie e riuscì a sedurla. Quando Cefalo ritornò al suo aspetto normale, Procri scappò, vergonandosi. Ed la dea Eos... Indovinate cosa fece? Lo rapì, certo, e lo portò in Siria, dove gli diede un figlio, Fetonte. Ma Cefalo aveva tanta nostalgia dela moglie, che Eos se ne arrabbiò e lo rimando da Procri.

Anche se aveva un debole per i mortali, non disdegnava gli dèi. Con Astreo ebbe parecchi figli, i venti (Zefiro, Borea, Noto e Apeliote), Eosforo e le stelle.

 

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